Varisara Dhauti o Shank Prakshalana, una delle 6 shatkarma, pratiche di pulizia yogiche
Indice:
1- Introduzione
2- Eliminare il superfluo
3- Shanka Prakshalana, il lavaggio dell’intero circuito digestivo
4- L’intestino, il nostro secondo cervello
5- Cos’ è Shanka Prakshalana
6- Come si fa Shanka Prakshalana
7- L’alimentazione dopo Shanka Prakshalana
8- Controindicazioni e precauzioni
9- I benefici di Shanka Prakshalana
10-Conclusioni
“Il tempo impiegato per pulire accuratamente ogni angolo del tempio è qualcosa che arricchisce l’anima: per purificarsi dalle passioni oscuranti, spolverare! Per abbandonare ogni attaccamento materiale, pulir via le macchie!
Quando si fanno le pulizie è important
e non dimenticarsi del ruolo che le cose hanno svolto, certo, non si può stipare tutto nell’armadio con la scusa che è un peccato buttar via le cose.
Siate grati alle cose che vi sono state utili e quando non ne avete più bisogno fatele risplendere di una nuova luce donandole a chi ne può fare buon uso.”
Eliminare il superfluo
Ma la pulizia non è solo esteriore.. La primavera è la stagione ideale per praticare gli Shatkarma, soprattutto Shanka Prakshalana, che personalmente già eseguo da diversi anni a ogni cambio di stagione.
La primavera infatti, secondo la medicina orientale, è la stagione in cui il fegato, ma anche tutti gli altri organi emuntori, lavorano alacremente per depurare il corpo da tutte le tossine accumulate in inverno e tutte le cure disintossicanti intraprese in questa stagione sono particolarmente efficaci.
Shanka Prakshalana, il lavaggio dell’intero circuito digestivo
Che ne dite di praticare Shanka Prakshalana assieme?
Questa pratica è l’alternativa più efficace e meno invasiva all’idro-colon terapia che consiste nel passaggio di acqua per le pareti intestinali con un getto di acqua per ripulire e che risulta aggressiva e invasiva per l’apparato digerente. Tutavia questa pratica medica moderna non pulisce tutto l’intestino ma viene bloccata dall’interno ed ha efficacia dimezzata.
La Shankprakshalana a suo modo pulisce l’intero intestino a partire dall’esofago sino ad arrivare all’ano.
Questa pratica si basa sull’introdurre acqua moderatamente salata (fisiologica) nel corpo seguita da movimenti yoga per aprire il piloro e far passare l’acqua per l’intestino.
L’acqua ingerita quindi non viene assorbita per osmosi come normalmente avviene con l’acqua dolce, ma viene lasciata passare attraverso l’apparato digerente ed ha come effetto la pulizia e sanificazione dalle scorie incrostate di muco e detriti che vengono espulsi alla fine del passaggio completo.
é una buona scelta se si vuole passare al crudismo in quanto ripulisce interamente l’intestino e così facendo toglie al corpo il duro lavoro di depurazione che incontra durante il cambiamento nel modo di mangiare passando alla sana alimentazione crudista.
Questo trattamento viene eseguito dagli yogi in varie tempistiche. C’è chi ne fa tanti e piccoli tutto l’anno e chi ne fa uno o due completi all’anno.
L’ingerimento di acqua salata può essere nauseabonda se il trattamento viene fatto per la prima volta, dato l’approccio delicato alla pratica. Ma sparisce già dal primo trattamento e nei successivi si è sicuri di quello che si sta facendo e non si trovano più problemi.
Come possiamo vedere questa pratica è relativamente semplice da fare. Però è molto consigliabile avere al proprio fianco una persona che sia esperta e che abbia già fatto il trattamento per aiutare nel primo approccio della purificazione.
Tuttavia, per chi vuole tentare, cercherò di dare indicazioni di tutto quello che si deve e non deve fare, step by step, il più precise ed affidabili possibile, per poter eseguire la pratica a casa in sicurezza ed evitando errori grossolani.
Questa esperienza di pulizia si può fare da soli, nella propria intimità e ritmi personali, o si può condividere assieme ad amici, compagni di vita e di studio o in famiglia, in una situazione rilassata.
Certo è che ognuno deve avere un bagno a disposizione in qualsiasi momento. La descrizione è necessariamente lunga, vi consiglio di leggere fino alla fine l’articolo, stando bene attenti a seguire tutte le indicazioni.
Se per voi non ci sono tutte le condizioni necessarie per poterla eseguire in questo momento, rimandate a data più propizia o eseguite la versione più ridotta, Laghoo Shanka Prakshalana, che permette di bere solo sei bicchieri di acqua salata, con un buon effetto lassativo, ma non così profondo come la versione completa di Shanka Prakshalana.
L’intestino, il nostro secondo cervello
Tutti conosciamo il sistema nervoso muscoloscheletrico (che consente l’attivazione volontaria dei muscoli tramite impulsi nervosi che provengono dal cervello) e il sistema nervoso autonomo (che, autonomamente dalla nostra volontà, controlla alcune funzioni del corpo, quali la funzione attacco-fuga, tramite il sistema nervoso simpatico, o la regolazione del respiro, del battito del cuore, della digestione, etc., tramite il sistema nervoso parasimpatico). La grande rivelazione è avvenuta quando alcuni studi scientifici hanno confermato l’esistenza di un terzo sistema nervoso inconscio nel nostro corpo, anche detto il nostro “secondo cervello”, cioè il sistema nervoso enterico. Esso, pur mantenendosi in stretta comunicazione con il cervello, ha anche l’abilità di agire indipendentemente e di influenzare il nostro comportamento. Nel nostro intestino è stimato che vi siano tra i 400 e i 600 milioni di neuroni e che vengano sintetizzate il 95% della serotonina (il cosiddetto “ormone del buonumore”) e il 50% di dopamina prodotte dal nostro organismo. Negli ultimi anni inoltre c’è stata un’esplosione di affascinanti ricerche che indicano che alcuni batteri intestinali potrebbero essere collegati a malattie cardiache, al cancro del colon, allo sviluppo di obesità e alla sclerosi multipla.
Un intestino ben funzionante è una parte vitale di un corpo sano: ha il suo ruolo nella digestione, influenza il sistema immunitario, mantiene l’equilibrio idrico del corpo. Un intestino che non evacua regolarmente, invece, a causa di stress, sedentarietà o eccesso di cibo, accumulerà residui tossici che potranno essere riassorbiti dai villi intestinali e rimessi in circolo nel sangue, intossicandolo.
Il Dr. Norman Walker nel suo libro “Colon Health” (La salute del colon) afferma che si possono accumulare più 10 chili di residui tossici nel nostro intestino e che questo può causare diversi sintomi, tra cui affaticamento, depressione, dolori muscolari e articolari, scarsa memoria, infezioni dell’apparato genitale ed alterazioni cutanee, indebolimento del sistema immunitario.
Cos’è Shanka Prakshalana o Varisara Dhauti
La Shankprakshalan è una pratica indiana antichissima praticata da centinaia di anni che consiste nel far passare acqua salata nell’intestino per ripulirlo da tutte le scorie .
La tradizione yogica, nella sua profonda saggezza, era a conoscenza di tutto questo già da molti secoli. Nei testi antichi quali le prime Yoga Upanishad, l’Hatha Yoga Pradipika e la Gheranda Samhita si accenna agli Shat Karma, tecniche di purificazione del corpo, da praticare prima del Pranayama; tra queste troviamo anche Shanka Prakshalana.
Dal sanscrito, shank significa “conchiglia” e Shalan “lavare”. La traduzione ci riporta alla simbologia della conchiglia, che rappresenta il nostro intestino. In questo caso Shanka rappresenta tutto il tratto alimentare, dalla bocca all’ano.
La pratica è relativamente semplice, rispetto ad altre veramente improponibili per noi praticanti occidentali, e consiste nell’ ingerire dai tre ai cinque litri di acqua salata, nella razione di un cucchiaio di sale marino (meglio se integrale biologico o dell’Himalaya) per ogni litro d’acqua, alternando l’assunzione dei liquidi con l’esecuzione di specifiche asana.
La proporzione salina è molto importante per garantire l’effetto “sifone”, come lo chiama Andrè Van Lysebeth, uno dei pionieri dello yoga in Occidente e uno dei maggiori esperti di questa disciplina ed autore di numerosi libri.
Grazie alla pressione osmotica che si crea nell’intestino, conseguente all’introduzione di una grande quantità di acqua salata, sentiremo un urgente bisogno di evacuare l’acqua ingerita. Immaginate di tirare lo sciacquone del water: l’acqua viene giù a cascata e porta via con sé tutte le impurità. In più l’acqua calda e il sale hanno un effetto emolliente per l’intestino, togliendo muco, ossiuri e le incrostazioni più resistenti (a volte i residui e le feci stagnanti possono avere addirittura la consistenza di catrame indurito). Alla fine della pratica l’acqua eliminata dall’intestino dovrà essere limpida come quella che abbiamo bevuto, testimoniando che l’intestino sarà completamente pulito!
Come si fa Shanka Prakshalana?
1. Preparazione
Prima di iniziare con la pratica vera e propria è consigliato seguire una dieta vegetariana, eliminando tutti gli eccitanti (caffè, tè, alcool, sigarette), cioccolato, spezie piccanti e peperoncino, almeno tre giorni prima, ed iniziare già a praticare la serie di asana in modo da memorizzarla bene. Se siete molto costipati, nei giorni precedenti si possono fare dei clisteri e, per i più coraggiosi, praticare Vamana Dhauti, cioè il vomito autoindotto, per eliminare il cibo stagnante che spesso risiede nello stomaco (ma se avete lo stomaco molto sensibile, soffrite di gastrite o di reflusso gastro-esofageo, meglio non farlo)!
2. Fasi iniziali
E’ indispensabile avere a propria disposizione mezza giornata liberd da tutto, può essere domenica ina o un tuo giorno libero al lavoro. Stacca computer, telefonini e tv (difficile vero?), perché è necessario dedicare a se stessi questo tempo.
Alzati presto la mattina, a digiuno, e scalda almeno tre litri d’acqua sui 37-40 gradi con la giusta quantità di sale fine pulito, non iodato (un cucchiaio per litro). Preparati un angolo tranquillo in cui stendere il tappetino da yoga e inizia a bere due bicchieri di acqua, lentamente senza fretta. All’inizio è facile, dopo un po’ meno. Bada bene di mantenere l’acqua a temperatura costante, se troppo calda può irritare, se troppo fredda non fa effetto, in realtà ha il sapore di un brodo tiepido.
Dopo i primi due bicchieri inizia ad eseguire le asana. Tieni conto che tutta la serie di esercizi non dura più di cinque minuti, quindi è abbastanza dinamica, ma se man mano inizi a stancarti, falla più lentamente, con il tuo ritmo, curando la respirazione e soprattutto, se c’è un irrefrenabile bisogno di andare in bagno, fallo e dopo riprendi da dove avevi lasciato.
3. La serie di asana
Le asana per Shanka Prakshalana sono molto semplici. Il ciclo delle cinque posizioni dura pochi minuti ed è diretto ad aprire le cinque valvole del canale alimentare.
Non ti preoccupare per la quantità di sale che stai ingerendo perchè, a causa della elevata concentrazione salina, i reni non assorbiranno questi liquidi, ma l’acqua scenderà lungo tutto il tubo digerente e verrà eliminata direttamente attraverso l’intestino, con appunto l’”effetto sifone”.
Tadasana
Apre la valvola esofagea.
In piedi, piedi aperti circa 10 cm, solleva le braccia in alto ai lati della testa. Intreccia le dita palmi verso il cielo. Sollevando i talloni e allungando tutto il corpo inspira stirandoti verso l’alto.
Tieni la posizione per qualche secondo, espirando porta i giù talloni e appoggia i dorsi delle mani sulla testa.
Ripeti l’esercizio 8 volte. Durata circa 40 secondi.
Tiryaka tadasana
Apre la valvola pilorica.
In piedi, piedi aperti quanto il bacino, solleva le braccia in alto ai lati della testa, intreccia le dita, palmi verso il cielo, inspira senza sollevare i talloni e allungando tutto il corpo stirati verso l’alto, espirando flettiti a destra e rimani nella posizione pochi secondi inspirando, torna con le braccia in alto ed espirando flettiti a sinistra, trattieni pochi secondi e torna al centro, questo è un ciclo.
Ripeti l’esercizio 4 volte, 4 x 2= 8 volte. Durata circa 40-50 secondi.
Kati chakrasana
Apre la valvola ileocecale.
In piedi, piedi aperti quanto il bacino, poggia il pugno della mano destra dietro la schiena e il palmo della mano sinistra sulla spalla destra, inspira ed espirando fai una piena torsione a destra del busto, guardando il tallone sinistro, non sollevare i piedi! Mantieni la posizione per qualche secondo poi ritorna al centro inspirando.
Ripeti 4 volte per lato alternando destra e sinistra per un totale di 8 volte. Durata 30 secondi.
Tiryaka bhujangasana
Stimola la peristalsi intestinale.
Proni, i piedi puntati e divaricati circa mezzo metro, i gomiti piegati ai lati del busto, mani accanto al petto. Inspirando stira le braccia sollevando il petto, espirando esegui una torsione della testa e del busto a destra, guardando il tallone sinistro, stai nella posizione per qualche secondo, inspirando riporta la testa al centro.
Ripeti l’esercizio dall’altro lato, 4 volte per lato per un totale di 8 volte. Durata 40 -50 secondi.
Udarakarshanasana
Apre lo sfintere anale.
Siediti accovacciato con i piedi divaricati e i palmi delle mani sulle ginocchia. Inspirando porta il ginocchio destro a terra vicino al piede sinistro, pressando lo stomaco con la coscia sinistra; allo stesso tempo, spingi il ginocchio sinistro verso destra. Espirando, gira la testa a destra guardando oltre la spalla. Mantieni la posizione per qualche secondo, poi inspira e ritorna alla posizione di partenza.
Ripetere l’esercizio dall’altro lato, 4 volte per lato per un totale di 8 volte. Durata 40-50 secondi.
4. La continuazione
Bevi due bicchieri alla volta e continua le posture. Normalmente verso il quinto, sesto bicchiere arriva lo stimolo di scaricare; l’effetto sifone è immediato, quindi non rimanere in bagno più del necessario, ritorna al tappetino bevi ancora due bicchieri e fai le asana. Non andare però in bagno se non senti l’urgenza, non sforzarti, tutto accadrà naturalmente. Se è la prima volta che esegui questa tecnica potrai dover bere più bicchieri di acqua prima che ci sia il primo stimolo ad evacuare, questo è del tutto normale, tu continua con calma a bere due bicchieri e ad eseguire il ciclo di asana, vedrai che alla fine riuscirai a portare a termine la tua missione, non demordere!
All’inizio le feci saranno solide, man mano più liquide e alla fine l’acqua evacuata sarà sempre più limpida, dal colore lievemente giallastro, quasi pura, solo allora la pratica sarà conclusa.
5. La fase finale
La pratica può durare dalle due alle quattro ore, ma col tempo diventerai più sicuro e quindi i tempi si potranno accorciare. Circa tre litri d’acqua dovrebbero essere sufficienti, anche se all’inizio magari ce ne potranno volere un po’ di più, è soggettivo.
Terminata la pratica lavate bene e ungete l’ano con una crema emolliente o dell’olio, ma non fate doccia o bagno. Potresti sentirti spossato e potrebbe calare lievemente la temperatura corporea, mettiti a riposare, ance sotto una copertina, o anche sul tappetino, ma fai attenzione a non prendere freddo.
Riposati, senza dormire, per circa 45 minuti, un’ora, ma non di più, e non bere acqua altrimenti ricomincerà l’effetto sifone. In questo momento il tuo intestino è pulito ma anche molto sensibile, come quello di un neonato, e anche tutto il tuo organismo è più sensibile per effetto di questa forte disintossicazione.
6. Il primo pasto
Dopo questo breve riposo mangia del riso non salato non integrale, meglio se biologico, stracotto, che avrai avuto cura di preparare prima.
Al momento di mangiarlo, aggiungi circa 40 gr. di burro chiarificato, o ghee, olio spremuto a freddo o olio di cocco biologico. I crudisti possono mangiare pure di 2-3 banana. Ancora tra mezzora puoi bere acqua tiepida, o tisane di tiglio, cardamomo, o finocchio. Dopo circa qualche ore fai il pasto serale, sempre a base di riso e lenticchie.
7. Goditi la depurazione
Riposati, ma cerca di non dormire, almeno per tutta la durata della digestione. Non fare alcun esercizio fisico, neanche asana, sentiti pulito e vuoto, liberato dall’eccesso di tossine e di cibo, dall’eccesso di stimoli esterni, fai emergere sensazioni e ricordi, rimani in silenzio.
l resto della giornata lo si dovrebbe passare a riposo. Non pensare di star perdendo tempo, o di essere improduttivo, ora sei più leggero e contento con poco. Il corpo ti comincia a parlare, sarai più sensibile al gusto dei cibi, agli odori, sentirai la necessità di poco cibo, pulito e semplice. Potrai poi anche dormire o ascoltare della musica rilassante.
Medita, leggi libri, non parlare subito ad altri di questa esperienza. Lascia che l’assenza di informazioni e il silenzio creino un vuoto creativo dentro di te, lo scoprirai in seguito!
L’ alimentazione dopo Shanka Prakshalana
I giorni successivi è buona norma continuare una dieta leggera e moderata con delle verdure bollite e frutta poco zuccherina. Alcuni testi suggeriscono di assumere dei fermenti lattici per ripristinare la flora batterica. Meglio evitare i cibi pesanti come latte e latticini, sottaceti, prodotti animali, cibi piccanti, dolci, uova, tutti gli eccitanti, alcool e tabacco. La dieta consigliata dovrebbe includere i cereali ed altri, verdure a basso contenuto acido, semi oleosi, legumi.
E’ necessario ingerire cibi che aiutino a ricostituire la mucosa dell’intestino senza irritare, come i cibi summenzionati che possono provocare crampi e dolori, quindi meglio evitarli per almeno una settimana. Riso stracotto e burro od olio leniscono l’intestino e contribuiscono a ricostituire una nuova mucosa protettiva in quanto quella vecchia è stata completamente eliminata.
Consigli alimentari da seguire per almeno le prime giorni dopo:
- Utilizzare in modo moderato le spezie
- Niente zucchero bianco o cibi preparati con zucchero bianco
- Niente cioccolato
- Ridurre i dolci
- Niente superarcolici di ogni sorta, ne vino
- Meno thé e caffè possibile
- Cuocere bene i cereali e legumi e masticare a lungo
- Escludere i fritti e soffritti!
- Non mischiare troppi cibi diversi in un pasto (esempio carne con formaggio; frutta cruda con legumi e amidi, etc)
- Moderare il sale
- Non mangiare cibi che non piacciono
- Non mangiare alimenti troppo freddi
- Moderare i cibi preconfezionati e/o surgelati
- Non mangiare se agitati, arrabbiati o di malumore, aspettare che migliori
- Non mangiare cibi che sono stati a lungo nell’acqua; idem cibi conservati a lungo. Evitare decisamente i cibi contenenti conservanti
- Evitare bevande gassate
- Mangiare il prima possibile la sera in modo da andare a dormire a digestione già ultimata. Questo consentirà la restaurazione del corpo
- Masticare bene. Ciò aiuterà a non dover mangiare troppo e a sentirsi sazi quando lo stomaco è solo parzialmente riempito. Ugualmente bere lontano dai pasti per sentirsi sazi prima e non diluire i succhi gastrici.
- Le verdure favorevoli: le carote, cipolle cotte, barbabietole, sedano. Minestrone con olio aggiunto a crudo. Frutta e frutta secca (eccetto arachidi). Le erbe selvatiche: tarassaco, ortica, crescione, prezzemolo, aglio etc. Il tuorlo dell’uovo. Olii extravergine prima spremitura a freddo. Latte di buona qualità (per latte e latticini aspettare che sia passata almeno una settimana dal lavaggio). Terminare il pasto con un cucchiaio di miele leccato dalla mano.
Dopo 3 giorni dal lavaggio di Shankaprakshalana, per chi desidera promuovere un detossinamento più profondo e ringiovanire può fare il programma Detox Ayurvedico.
Controindicazioni e precauzioni
Non devono praticare Shanka Prakshalana le donne in gravidanza o durante le mestruazioni, chi soffre di ulcera, gastrite, colite ulcerosa, ernia, epilessia, tubercolosi, cancro all’intestino, chi ha subito recentemente operazioni chirurgiche, chi ha calcoli renali o biliari, chi ha valori della pressione arteriosa alterati, troppo alti o troppo bassi, chi soffre di patologie cardiache e i minori di 15 anni.
Non è indicato eseguirla quando è troppo caldo, troppo freddo o quando piove, mentre è buona norma eseguirla sempre ai passaggi di stagione.
Prima di provare a mettere in pratica questa tecnica, vi consiglio provare le posizioni yoga prima di iniziare a bere.
I benefici di Shanka prakshalana
I fautori di questa pratica sostengono che essa apporta numerosi benefici:
- Purifica il sangue, tonifica il fegato e gli altri organi addominali.
- Pulizia completa e profonda dell’intestino da sedimenti accumulatesi nel tempo
- Depurazione generale degli organi dell’apparato e del tubo digerente migliorando l’assimilazione dei cibi
- Miglioramento delle funzioni intestinali e digestive
- Riduzione dei disturbi intestinali più comuni: stitichezza, colite etc…
- A livello energetico, Shanka Prakshalana elimina i blocchi dei nadi, i canali energetici, e purifica tutti i chakra preparando la strada a stati di coscienza più elevati.
Riflessioni personali
Potremmo considerare Shanka Prakshalana come una pratica di igienismo, il che va pure bene, ma possiamo anche cogliere l’occasione per trasformare questa pratica in un rituale di purificazione interiore, scoprendo l’importanza della qualità dell’intenzione che mettiamo in ogni semplice atto della nostra vita quotidiana, intenzione che può elevare un gesto apparentemente insignificante a vera e propria “offerta”.
Tutto ciò ci ricollega allo yoga di Patanjali, come ad altre tradizioni spirituali, toccando temi quali l’accumulare (Aparigraha), la pulizia (Saucha), l’accontentarsi (Santosha), l’ardore nel perseguire un proposito fino alla sua realizzazione (Tapas), la riflessione su di sé e sul Sé (Swadyaya), e infine Ishwara Pranidana, la fiducia e l’abbandono verso quella fonte di intelligenza cosmica, che “move il sole e l’altre stelle”.
Conclusioni
Per concludere vorrei parlare con le parole intense e profonde di Andrè van Lysebeth che coglie l’intima connessione tra corpo e interiorità, tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande:
Quando lo Hatha Yogin comunica col proprio Corpo, comunica con questa intelligenza superiore che l’abita, di cui è manifestazione, e riconosce questa sua intelligenza superiore come la sua intelligenza. Il nostro corpo è impregnato di coscienza, fin nella più infima cellula, quando egli esegue un asana lascia che la sua coscienza penetri tutte le fibre del corpo, si apre alle forze sottili che lo percorrono, si integra al suo proprio corpo, perché lo yoga è integrazione. Ogni cellula è un’unità che si integra nell’organo, che a sua volta si integra nell’organismo umano, anche l’intelletto e la mente devono integrarsi nel corpo, nell’ambiente, nel Cosmo. Questa integrazione cosmica va dall’atomo alla stella, passando attraverso la cellula, ed è l’essenza dello Yoga. Questa armonica integrazione è possibile solo iniziando dall’integrazione del corpo…”
Andrè van Lysebeth