Alzarsi alla mattina presto non è facile specie dopo aver dormito poche ore.
Siamo la metà dei partecipanti rispetto alla volta precedente.
Ma è un fatto comunque positivo perché favorisce la condivisione tra gli occupanti della stessa vettura.
La strada è lunga ma la condivisione la fa’ sembrare minore.
Dopo un’ interminabile serie di curve e tornati, appare il lago artificiale: la visione d’insieme è da togliere il fiato.
Il lago è molto esteso, le montagne attorno sono maestose, il rifugio su un lato del lago insieme alle altre case rurali sembrano quasi scomparire al cospetto di Madre Natura.
Dopo una condivisione tenendosi mano nella mano, zaini in spalla inizia la scalata, in silenzio.
Il paesaggio è incredibile, la strada scoscesa e ripida, la fatica si fa’ sentire di più ad ogni passo fatto, ad ogni pietra scavalcata.
La fatica è molta ma la fiducia di potercela fare ad arrivare al Lago Nero in cima alla montagna sprona ad andare avanti.
Passo dopo passo la scalata consapevole scopre il lato oscuro dell’essere umano: l’egocentrismo.
La scalata diventa sempre più facile, la vista della cima si avvicina velocemente.
La falcata si allunga, la velocità sale.
Finché la montagna, Madre Natura, ricorda la sua presenza, fulminea, improvvisa, senza lasciare diritto di replica, ma questa volta sceglie di essere generosa oltremodo, e di non punire chi la stava sfidando.
Ristabilite le gerarchie naturali la scalata riprende, sempre in silenzio, ma questa volta la consapevolezza diventa gratitudine per un dono inaspettato, letteralmente vitale.
Passo dopo passo arriviamo al lago, la nostra meta.
Sulla sua riva troviamo riposo, bellezza, condivione, risate.
Gli zaini vengono vuotati, il cibo condiviso, si respira l’aria della montagna, il sole è caldo.
Dopo essersi riposati e rifocillati, è ora di fare Yoga, all’aperto, vicino a un ruscello, con gli altri scalatori di passaggio o già (arrivati alla meta) come spettatori.
Sempre sotto l’occhio imperscrutabile della severa padrona di casa, la quale non può essere sorpresa come gli spettatori presenti.
Il nostro agire giudicato sufficientemente rispettoso non la indispone e generosamente non fa’ cadere la pioggia.
Zaini in spalla inizia la discesa, impegnativa, faticosa, ma il silenzio è il rispetto tributato a questa natura che lascia senza fiato per bellezza e grandezza.
Si torna al rifugio e dopo un po’ di ristoro si sale in macchina, è ora di tornare indietro.
la lunga strada favorisce, la condivione, le risate.
La stanchezza si inizia a sentire specie per chi ha guidato tutto il tempo.
Resta il ricordo di questa esperienza, la lezione severa impartita, il detto ” Qui e Ora” ha assunto un significato da far tremare le gambe, da mozzare il fiato.
La consapevolezza dell’azione che si sta’ effettuando in un preciso momento, della pericolosità estrema dell’avere la mente in posto e il corpo in un’altro.