Trataka – pratica di purificazione volta a armonizzare e pulire i canali oculari
Non è un segreto che, ai giorni nostri, la maggior parte delle persone spesso manifestano disorientamento, esaurimento, depressione ed insoddisfazione. Inoltre, un tipico problema dell’uomo moderno è l’affaticamento degli occhi, causato da una lunga permanenza al computer, una scarsa qualità dell’aria, un insufficiente consumo di acqua, lo stress, una guida intensa o una illuminazione inadeguata sul posto di lavoro. Uno dei sei Shatkarma, Trataka, puo’ essere in aiuto
Esistono alcune pratiche di yoga semplici ma efficaci che possono aiutare a riequilibrare il nostro stato interiore, a raggiungere l’armonia, e non ultimo a migliorare la vista.
Nello yoga una delle tecniche di SHATKARMA (pulizia), cuore di Hatha Yoga, si chiama “Trataka”, che oltre ad essere tecnica meditativa, è contemporaneamente una pratica di purificazione volta a armonizzare e pulire i canali oculari. Con la pratica regolare, si può ottenere una maggiore calma mentale ed emotiva, e potenzialmente migliorare alcuni difetti visivi. Tuttavia, è consigliabile consultare un medico prima di iniziare questa pratica.
Il “Trataka” ci permette, prima di focalizzare lo sguardo, poi la mente, su un punto preciso, estraniandosi da tutto il resto.
La parola Trataka significa “fissare stabilmente una cosa“; la pratica comporta un’attenzione costante su un punto prescelto con lo sguardo fisso, con gli occhi ben aperti, facendo attenzione a non sbattere le ciglia.
Basta fare questa pratica una volta al giorno, la sera prima di andare a dormire. Il Trataka lavora con l’Ajna: chakra del terzo occhio, quindi, non solo previene le malattie degli occhi, ma migliora anche l’intuizione, migliora il processo decisionale e la qualità dei sogni.
In rete, ci sono molte descrizioni di Trataka, spesso presentata come una “meditazione“. Tuttavia, è meglio fare riferimento a fonti affidabili. Ecco una descrizione di Trataka dalla libro di Dhirendra Brahmachari “Yoga Sukshma Vyayama”:
“Questa pratica viene eseguita in diversi modi, ed è nota per i suoi molteplici benefici. Qualsiasi esercizio che coinvolga la fissazione dello sguardo su un oggetto specifico è chiamato Trataka nei testi di yoga.
Questa pratica viene eseguita in due modi
Prendi un foglio di carta di circa 30×30 cm e disegna un cerchio nero o verde con un diametro di 1-2 cm (questo è il primo metodo), oppure accendi una candela (questo è il secondo metodo). Posiziona uno dei due oggetti, il cerchio o la fiamma della candela, all’altezza degli occhi.
Posizione: seduto in Siddhasana o Padmasana, in una stanza (buia, se usi la candella) colloca l’oggetto da contemplare a circa un metro e mezzo di distanza dai tuoi occhi.
Esercizio: con gli occhi spalancati, fissa intensamente l’oggetto (il cerchio o la fiamma della candela) finché non iniziano a scendere le lacrime. A quel punto, chiudi immediatamente gli occhi. Ripeti l’esercizio. Quando riesci a fissare il tuo sguardo per 10-15 minuti senza mai battere le palpebre, noterai che l’oggetto del tuo sguardo è circondato da anelli meno luminosi. Tuttavia, lo sguardo non deve deviare dal centro dell’oggetto. Quando alla fine riesci a vedere solo la luce nella direzione del tuo sguardo e nulla più, tranne la luce stessa, significa che hai avuto successo. La maestria completa si raggiunge solo quando percepisci che il riflesso della luce illumina il tuo stesso essere interiore (il tuo “Io” interiore). Tuttavia, questa esperienza può essere compresa appieno solo con l’aiuto di un insegnante qualificato.
L’esecuzione maestra di Trataka è chiamata Shambhavi Mudra.
Nelle Upanishad è scritto: “Lo studente deve continuare a fissare intensamente il bersaglio con uno sguardo fisso finché non gli vengono le lacrime. In passato, insegnanti come Matsyendra chiamavano questo esercizio Trataka” (“Hatha Yoga Pradipika“, II: 31).
Questa pratica elimina i difetti visivi e influenza positivamente lo stato emotivo della persona, poiché durante la pratica tutte le sue abilità mentali sono concentrate.
È scritto: “Quando uno yogi si siede nello stato di Trataka, aspirando la forza vitale e la mente in sé, concentra lo sguardo in modo inamovibile su un punto illuminato, raggiunge uno stato straordinario chiamato Shambhavi. Questo stato si raggiunge solo grazie all’aiuto di un insegnante qualificato e alla grazia divina. In questo stato, il vuoto assoluto genera una forma straordinaria e sottile chiamata Shiva Tattva. Questo stato dissipa tutte le tristezze ed è un segreto custodito da Shiva, l’esperto di tutti i Tantra. Questo stato libera e consuma. Colui che lo raggiunge sperimenta l’unità con il suo Sé interiore, mentre il suo sguardo immobile è esteriormente rivolto verso il punto illuminato” (“Hatha Yoga Pradipika“, IV: 37).”
È importante notare che la pratica di Trataka è meglio iniziare sotto la guida di un istruttore esperto, in quanto i manuali e gli articoli online potrebbero non essere in grado di trasmettere completamente la metodologia. Inoltre, le persone che praticano Trataka possono avere approcci leggermente diversi. Ad esempio, una caratteristica comune è che la pratica di Trataka viene eseguita senza occhiali o lenti a contatto. Si ricorda il principio che “i libri di yoga non sono un’autorità suprema” senza insegnante esperto. Buona pratica!
Preparazione
- La contemplazione della fiamma della candela viene eseguita stando seduti con la schiena dritta.
- La candela deve essere posizionata in modo tale che la fiamma sia all’altezza degli occhi e alla distanza del braccio.
La tecnica di Trataka
- Prima di iniziare la contemplazione della candela, chiudiamo necessariamente glii occhi per alcuni minuti e calmiamo il respiro.
- Apriamo gli occhi e guardiamo la fiamma. Non bisogna muoversi, ne’ batter ciglio. Dobbiamo cercare di non muovere nemmeno i bulbi oculari. Il segreto è quello di non affaticare gli occhi evitando arrossamento e lacrimazione, evitando di far scaturire le lacrime.
- Se gli occhi sono stanchi, li chiudiamo tranquillamente, riposiamo per 15-20 secondi, quindi riprendiamo di nuovo nella contemplazione.
- Nel caso ci rendessimo conto che qualche pensiero sta girando nelle nostre teste, accettiamo con calma questo fatto e poi rilasciamo il pensiero. Invece di combattere con i pensieri, semplicemente “non pensiamo” a loro.
- Guardando la fiamma, la vediamo così com’è. Sappiamo che la fiamma è il risultato dell’ossidazione degli idrocarburi; sappiamo che produce calore e che può bruciare; sappiamo che ha un nome – “fiamma”, ma durante la pratica del Trataka, tutta questa conoscenza deve essere dimenticata. Troppo spesso nella vita guardiamo qualcosa attraverso il prisma della nostra conoscenza e questo prisma distorce ciò che vediamo veramente. Guardiamo il fuoco, dimenticando che si chiama così; guardiamolo come farebbe un animale selvatico che non conosce il significato delle parole, ma semplicemente osserva un incendio.
- Alla fine della pratica, chiudiamo gli occhi per 2-3 minuti e contempliamo l’immagine della fiamma impressa sulla retina; cerchiamo di mantenere questa immagine con la nostra vista interiore il più a lungo possibile. Un segno che tutto è stato fatto correttamente,: ad un certo punto tutti gli oggetti circostanti e i loro contorni scompaiono dalla vista lasciando solo la fiamma della candela.